Intervista a Mirco Soprani, Active Member EQ Biz
Chi è Mirco Soprani?
Domanda difficile a cui rispondere perché parla di identità e mi verrebbe da citare Pirandello… sono uno, nessuno, centomila! Mi piace definirmi come un catalizzatore del cambiamento di tante persone e organizzazioni che ho incontrato nel mio percorso personale e professionale. E, come tutti gli elementi che entrano in contatto con l’ambiente, da questo ne vengono modificati irreversibilmente, quindi sì… il cambiamento è parte della mia identità.
Più “seriamente”, dai primi anni ‘90 ho iniziato il mio viaggio nel mondo della formazione sulle competenze soft, prima come trainer e poi come coach, e in questo percorso ho incontrato clienti e colleghi meravigliosi. Nel 2010 ho creato LIFE SKILLS® Business, una società che ha come focus il Benessere Organizzativo e Individuale. Questo obiettivo nasce da un mio valore personale: il divertimento, condiviso dai colleghi e collaboratori che da anni mi accompagnano in questa esperienza.
In LIFE SKILLS® Business crediamo profondamente che il benessere – fisico, mentale ed emotivo – sia fondamentale per costruire relazioni efficaci, basate sulla fiducia, e che, attraverso un approccio divertente alle sfide, possa produrre performance eccellenti. Della serie “il profitto sì, ma con il sorriso sulle labbra”.
Quale viaggio l’ha portato ad allenare e a far allenare l’Intelligenza Emotiva?
Tutto è partito nel 2008… per amore! No, non sto scherzando (anche se sembra impossibile). Infatti ho incontrato Six Seconds seguendo la mia compagna che si era iscritta ad un corso organizzato dal network. Era un percorso che certificava come EQ Assessor sui tools ed è stato amore a prima vista (ovviamente l’amore per la mia compagna non è sfumato).
Credo profondamente nell’allenamento dell’intelligenza emotiva a tutti i livelli come competenza che facilita il senso di realizzazione e di efficacia. Ho inserito sia il modello sia gli strumenti in ogni ambito della mia attività professionale (coaching, training, consulenza strategica).
Di cosa si occupa in EQ BIZ?
Mi occupo di benessere, di creare una cultura della collaborazione, della comprensione e del rispetto come fattori direttamente legati al clima aziendale. Dove si sta bene si lavora meglio, si produce con qualità e si crea profitto. E lo faccio con l’entusiasmo del bambino che cerca di contagiare gli altri; mettermi in gioco è una mia caratteristica e in EQ Biz questo è non solo possibile ma anche stimolato. Sentirsi parte di un progetto ambizioso che porta valore per le persone è molto importante per la mia motivazione.
Cosa lega Intelligenza Emotiva e la sua area di Expertise?
Il mio strumento di lavoro sono le life skills, intese come competenze che, se allenate, facilitano la creazione di uno stato di benessere globale e il modello di Intelligenza Emotiva di Six Seconds si sovrappone quasi completamente alle life skills. Il benessere individuale, soprattutto oggi, passa attraverso la consapevolezza di sé, dei propri pensieri, delle proprie emozioni e di come questi si esprimano attraverso le azioni e i comportamenti quotidiani. Poter fornire un set di competenze che permettano alle persone di allenare la consapevolezza, la capacità di agire con intenzionalità, l’attenzione agli altri basando tutto sul “perché”, crea un valore imprescindibile per le organizzazioni (che sono fatte di persone).
Come si porta questa sinergia in azienda?
Come dicevo prima, quando entro in un’azienda so che sto entrando in contatto con un organismo “vivente” complesso, costituito da tante persone ognuna con la propria individualità. E quando entro in contatto con la persona che guida l’Organizzazione cerco di ascoltarla con l’intenzione di cogliere i reali bisogni e sfide che si trova ad affrontare quotidianamente. Parlare di intelligenza emotiva e benessere in azienda era molto difficile fino a qualche anno fa; l’imprenditore o manager di turno ti sorridevano con presunzione come a dire “non abbiamo bisogno di questa roba da psicologi” e ti accompagnavano alla porta. Da qualche anno, invece, sempre più imprenditori e manager hanno capito che la crescita dell’azienda dipende dal fattore più importante: le persone. E se le persone agiscono con intenzionalità, si fidano reciprocamente e si sento libere di esprimere il loro potenziale senza il timore di essere giudicati per gli errori, o etichettati per le caratteristiche personali, allora le aziende evolvono e producono maggiori profitti. Ripeto: investire sul benessere organizzativo produce ritorni “reali” per il conto economico.
Qualche episodio o esperienza di successo da raccontare?
Sono una persona fortunata perché ho avuto tanti momenti di grande soddisfazione lavorando a stretto contatto con i clienti che ho incontrato. Un caso che porto come esempio è legato ad un percorso di team coaching in una multinazionale del mondo luxury. Mi è stato affidato un team molto conflittuale: il capo proveniva dal gruppo dei collaboratori di cui ora era il leader. Era insicuro, timoroso, ma allo stesso tempo percepivo il suo desiderio di mettersi in gioco. Ho scelto di impostare il lavoro partendo dallo sviluppo della sua intelligenza emotiva con sessioni di coaching individuale per poi lavorare insieme ai suoi collaboratori. Nell’arco di 6 mesi c’è stata la svolta: da gruppo conflittuale a team “d’élite” dell’Organizzazione. Il focus del lavoro è stato sulla costruzione della fiducia partendo dal vissuto emotivo di ognuno per poi accompagnarli nell’analisi di comportamenti non funzionali e scelte alternative che tenessero conto dell’impatto sui rispettivi colleghi del team. La soddisfazione maggiore è vedere questo manager che oggi sta scalando le gerarchie aziendali alla velocità della luce. Hanno fatto davvero un bel lavoro.
Il tuo messaggio alle aziende e ai manager in ascolto?
Si dice che si educa al 70% con l’esempio al 30% con le parole. Allora io invito imprenditori e top manager in primis a “dare l’esempio” ponendosi seriamente il tema del benessere delle loro persone e poi fare in modo di avere dei dati oggettivi sul clima organizzativo. Scegliere di investire sul benessere delle persone in azienda, dal mio punto di vista è sia un’azione strategica sia un dovere etico, di responsabilità sociale. La percezione da parte di clienti e stakeholder è in gran parte determinata da come il personale interno agisce e comunica verso l’esterno. Avete mai avuto a che fare con una persona che risponde al telefono o dietro la scrivania di un ufficio e che vi accoglie in modo svogliato o arrogante? Ecco… non vorrete più avere a che fare con lei/lui. Oppure pensate al “costo” che comporta la perdita di talenti solo perché non si sono create le condizioni ambientali e relazionali per farli esprimere al meglio. Insomma… ci sono tante buone ragioni per investire nel benessere in azienda, serve solo la curiosità e il coraggio di fare il primo passo.
Trasformazioni organizzative
Valorizzare il capitale emozionale dell’azienda e degli stakeholder interni ed esterni al fine di ottimizzare l’impatto sociale dell’impresa