Quando celebriamo la diversità e ci battiamo per l’inclusione sul posto di lavoro, certamente guardiamo all’implementazione di misure politiche che elevino una cultura non discriminatoria. Sebbene queste misure possano alimentare trasformazioni degne di nota, per attuare il vero cambiamento dobbiamo andare oltre i meccanismi normativi e creare un cambiamento di mentalità. Proprio come la legge può dare impulso a cambiamenti di paradigma, ma i cambiamenti rivoluzionari si verificano con i cambiamenti sociali, è necessario considerare un elemento un po’ sottovalutato degli sforzi per la diversità e l’inclusione. Si parla abbastanza di sensibilizzazione, ma questo processo potrebbe dover essere ripetuto più volte per adattarsi ai diversi registri della diversità. Quindi, abbiamo bisogno di uno step in più, di allenare un’intelligenza che supporti gli individui nell’aprirsi all’altro, nell’accogliere e rispettare le differenze e nello scardinare convinzioni limitanti.

L’Intelligenza Emotiva ha superato le sue definizioni tradizionali. Non si tratta solo del modo in cui ci gestiamo e manteniamo le relazioni sociali, ma anche della ricettività e della sensibilità per affrontare scenari in evoluzione. Poiché i nostri luoghi di lavoro sono sempre più diversificati e orientati all’inclusione, l’Intelligenza Emotiva non è più una risorsa preziosa ma indispensabile. Studi dell’American Psychological Association, come quello condotto da D.L. Joseph e dal suo team, hanno rilevato una forte correlazione positiva tra le prestazioni lavorative e l’Intelligenza Emotiva. Quando questi risultati vengono applicati al contesto della diversità e dell’inclusione, queste evidenze addirittura si rafforzano.

L’Intelligenza Emotiva ci rende consapevoli della nostra ricezione delle difficoltà, ci consente di influenzare l’ambiente professionale con prudenza e di rispondere efficacemente alle sfide emotive legate al lavoro. Quando i nostri sforzi sono emotivamente investiti nella diversità e impegnati nell’inclusione, non seguiamo un copione predeterminato, ma prestiamo attenzione alle circostanze e alle esigenze specifiche, facendo leva sull’empatia e sulla sospensione del giudizio. L’apprendimento, il necessario confronto, il lavoro di squadra e una serie di altri aspetti vengono calibrati da un approccio sagace, che sostiene la diversità di identità e opinioni.

Per esempio, Lee Gardenswartz, Jorge Cherbosque e Anita Rowe dell’Emotional Intelligence and Diversity Institute osservano: “In un mondo diversificato, capire e gestire se stessi non è sufficiente. La conoscenza di altre norme culturali aiuta le persone a capire le ragioni e il significato del comportamento degli altri. L’alfabetizzazione interculturale implica la comprensione delle regole, delle norme e dei valori culturali degli altri.” Questa comprensione è strettamente legata ad un atteggiamento empatico verso l’altro, e in qualche modo possiamo aggiungere che alfabetizzazione emozionale ed interculturale si alimentano e sostengono reciprocamente. 

Altre fasi del processo comprendono la resistenza alla tentazione di giudicare il comportamento altrui secondo i propri standard culturali e di vedere i vantaggi e gli svantaggi di tutte le norme culturali. Questa consapevolezza e conoscenza ci aiuta a leggere il comportamento degli altri in modo più accurato e a comunicare con loro in modo più efficace. Questa sorta di alfabetizzazione interculturale può essere realizzata quando gli individui operano da un punto di vista emotivamente maturo. Invece di essere accomodanti perché si segue la politica aziendale, si è disposti a comprendere le differenze per fare della diversità il nuovo modo di lavorare. Questa è la differenza che un buon quoziente emotivo e un’attenta riflessione creano. In effetti, nel campo del lavoro, diversità e Intelligenza Emotiva vanno di pari passo.

Un articolo di BigThink illustra questa connessione che funziona in entrambi i sensi: “Gli ambienti di lavoro diversificati ci impongono di pensare al di fuori dei nostri schemi culturali e di incoraggiare le stesse abilità che l’Intelligenza Emotiva promuove. Le stesse attività che possono aiutare a risolvere i problemi interculturali in un ufficio, come le attività condivise tra persone con background diversi e le gite in luoghi sconosciuti ad alcuni lavoratori, potrebbero anche aiutare le persone a sviluppare l’Intelligenza Emotiva. Può essere un circolo virtuoso. In uno studio olandese sull’argomento, i team eterogenei composti da persone disposte a imparare hanno ottenuto risultati migliori rispetto ai team omogenei. Ciò supporta l’idea che quando le persone hanno un’elevata IE e sono disposte a imparare, la diversità diventa una risorsa illimitata”.

È quindi essenziale potenziare le nostre soft skills, come potenziare i muscoli socio emotivi per avere le giuste conversazioni e ampliare lo spazio per l’inclusione. L’Intelligenza Emotiva non è solo una spinta irrefrenabile per il panorama della diversità; è anche un modo gratificante per creare narrazioni esemplari di collaborazione, lavoro di squadra, cooperazione e produttività. Un mondo e un luogo di lavoro migliori ci aspettano e tutto ciò che dobbiamo fare è affinare questa nostra competenza. Perché non iniziare ora?

Ilaria Iseppato, Communication Manager & EQ Consultant

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