La parola errore viene dal latino errar, ovvero errare, andare vagando senza una direzione certa: usato quindi per indicare il fatto di allontanarsi, col pensiero o con l’azione, dal bene, dal vero o da ciò che conviene. La parola errare nel senso di andare senza riferimenti esiste ancora nella lingua italiana ma è desueta.. chi la usa più? E del resto chi va più errando in un mondo di gps, tempi stretti e obiettivi da raggiungere? Non è invece desueto l’errore inteso come sbaglio, il suo sinonimo più usato. Attenzione però tra errore e sbaglio c’è una differenza. Sbaglio ha lo stesso etimo di “abbaglio” deriva da abbagliare, che a sua volta deriva da bagliore, ovvero dal latino balium, bianco, lucente, quindi con davanti la s- sottrattiva, diventa “senza luce”. Sbagliare ci comunica quindi una deviazione immediata, rapida, un momento di buio in cui si fa una stupidaggine. La parola errore a ben pensarci ha una sfumatura più ampia, meno legata ad un singolo gesto ma piuttosto ad un percorso di più ampio respiro. Inutile dire che la parola errare di per sé ha una sua bellezza ed una sua potenza poetica legata al tema del viaggio, dell’esplorazione, dell’andare con il vento e con le onde: è “errando” che finiamo per scoprire cose (tanto per dirne una la scoperta dell’America) e come diceva Tolkien: “non tutti quelli che errano si sono persi”.

Ma bando alla poesia e alla letteratura.. gli errori sono una rottura di scatole, e sono ovunque. Posso sbagliare “candeggio” come diceva una famosa pubblicità o fare un errore fatale alla guida. Posso fare errori di grammatica (e quanti “grammar nazi” ci sono in giro) o sbagliare professione o marito/moglie e scoprirlo cinquant’anni dopo. Posso sbagliare la scelta dei vestiti o fare un errore nei bilanci di fine anno. Gli errori riguardano ogni sfera della nostra esistenza e sono sempre al centro delle nostre conversazioni. Spesso parliamo infatti degli errori degli altri (e ancora più spesso con un certo compiacimento), a volte ridiamo degli errori degli altri (è uno dei meccanismi della comicità…rido perché io sono “salvo” e questo mi fa sentire bene) e spesso rimuginiamo sui nostri, di errori, senza prendere sonno la notte impattando il nostro stress e la nostra autostima.  Insomma, gli errori sono protagonisti della nostra esistenza e lo impariamo prestissimo, con la scuola. Ne abbiamo paura, li rifuggiamo, li nascondiamo, li attribuiamo ad altri, li demonizziamo.

E invece un sano rapporto con gli errori è fondamentale almeno a 3 livelli:

1)    Per una miglior gestione di noi stessi, delle nostre potenzialità, capacità e del nostro benessere emotivo.

2)    Per migliori performance aziendali legate sia alla mefistofelica “accountability” sia alla capacità di fare innovazione.

3)    Come elemento fondamentale per gestire il caos ed i cambiamenti dirompenti che stanno caratterizzando sempre di più il nostro mondo.

Errare bene, quindi, può essere una cosa positiva, a patto che chi erra sia in grado di saper gestire l’onda emotiva inevitabile e sappia capitalizzare su quanto appreso dall’errore stesso. E errando a volte si fanno scoperte entusiasmanti. Vediamo alcuni divertenti esempi, e buoni errori a tutti!

Il ghiacciolo

Era il 1905, quando un ragazzo di 11 anni di nome Frank Epperson di Oakland, in California, ebbe un’illuminazione accidentale. Una sera, stanco per il gioco, si dimenticò un bicchiere pieno d’acqua e miscela di soda in polvere fuori sul davanzale. All’interno del bicchiere aveva dimenticato anche un bastoncino di legno per mescolare. La mattina dopo il giovane Frank trovò il bicchiere congelato, ed ebbe l’intuizione di rimuovere mettendo sotto l’acqua calda il preparato dal bicchiere e assaggiare la soda congelata usando il bastoncino come manico. La cosa lo convinse subito e cominciò a produrre e vendere il prodotto agli amici e poi ad un vicino parco giochi. Finalmente nel 1923 Epperson ottenne il brevetto per l’idea del “ghiaccio sul bastoncino” ancora molto popolare oggi.

La stampante a getto d’inchiostro

Ichiro Endo lavorava alla Canon in Giappone ed è stato il primo a realizzare l’idea che l’inchiostro potesse essere riscaldato per formare piccole bolle che depositate su una pagina, formavano i pixel alla base della stampa a getto d’inchiostro.  L’ispirazione è avvenuta per caso. Un giorno una siringa piena di inchiostro è stata toccata accidentalmente con un saldatore caldo. Il calore ha fatto aumentare il volume dell’inchiostro e lo ha fatto schizzare fuori. Endo ha capito che questa era la soluzione per erogare getti d’inchiostro controllati e in pochi giorni ha prodotto un modello funzionante che in seguito è diventato la stampante Canon Bubble Jet: una nuova industria di stampanti da 3 miliardi di dollari consentendo di collegare stampanti a basso costo e a colori a ogni PC.

Le chips di patate

George Crum, uno chef della Carey Moon Lake House a Saratoga Springs si è visto tornare più volte il suo piatto di patate fritte. Il cliente continuava a chiedere che fossero più fritte e più sottili. Crum perse la pazienza, tagliò le patate in modo follemente sottile e le frisse fino a renderle dure come una roccia. Con sorpresa dello chef, il cliente adorò queste patate. Quello che era stato un gesto di stizza originò un fenomeno mondiale.

Il forno a micro onde

Percy Spencer, un ingegnere della Raytheon Corporation stava conducendo un progetto di ricerca relativo ai radar testando un nuovo tubo sottovuoto. Ad un certo punto si rese conto che la barretta di cioccolato che aveva in tasca si scioglieva durante i suoi esperimenti. Quindi come controprova ha messo i popcorn nella macchina e quando hanno iniziato a scoppiare, aveva capito di avere tra le mani un dispositivo rivoluzionario.

Paolo Mazzaglia, Active Member EQ Biz

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