Intervista a Ilaria Iseppato, Communication Manager Six Seconds Italia & Program Manager EQ Biz

Chi è Ilaria Iseppato?

Ilaria è una sociologa, una coach, una facilitatrice di processi di apprendimento attraverso la chiave dell’Intelligenza Emotiva (IE), un’appassionata di comunicazione, un’insaziabile curiosa, uno spirito libero ma, soprattutto, una mamma. Un discreto cocktail, ma solo apparentemente. C’è un filo rosso che lega ogni sfumatura di me, ovvero esplorare il mondo e supportare le persone a sprigionare il proprio sé attraverso la chiave dell’Intelligenza Emotiva, raccogliendo infiniti doni lungo il cammino.

Quale viaggio l’ha portata ad allenare e a far allenare l’Intelligenza Emotiva?

Quattro anni fa (anche se mi sembrano 40…) ho capito che la mia vita professionale aveva bisogno di una svolta: non sapevo ancora di preciso cosa andassi cercando, dopo un’esperienza universitaria intensa, variegata ed appassionante che ha irrobustito la mia spina dorsale e un’altrettanto ricca avventura come progettista e fundraiser in una fondazione che opera in ambito socio-sanitario. Non mi sentivo più soddisfatta né stimolata, volevo dare un’impronta diversa alla mia vita professionale e, soprattutto, volevo essere di esempio per mia figlia: se non senti di essere nel posto giusto, puoi sempre decidere di cambiare, facendo scelte anche coraggiose. In quella fase di incertezza ho rincontrato Lorenzo Fariselli sulla mia strada e ho deciso di seguire il richiamo di Six Seconds, partendo per un viaggio incredibile che continua ancora oggi.

Di cosa si occupa in EQ Biz?

Attualmente sono Communication Manager di Six Seconds Italia e quindi anche di EQ Biz, la sua divisione corporate: insieme ai colleghi del team italiano ed ai Preferred Partner cerchiamo di raccontare cosa significhi portare l’Intelligenza Emotiva in azienda, con le sue infinite applicazioni e verticalizzazioni. L’obiettivo è sfidante, parliamo ad una vastissima platea di imprenditori, HR director, team manager e responsabili della formazione in azienda utilizzando diversi canali e, applicando anche alla nostra comunicazione i principi dell’IE, mettiamo in sinergia dati empirici e case study a sostegno del miglioramento delle performance attraverso l’IE con informazioni emozionali, ispirazionali e non convenzionali, per chiamare chi è in ascolto all’azione, a mettersi in gioco, a sperimentare in prima persona. Nel nostro modo di comunicare c’è molto anche del mondo del coaching: domande potenti, sfidanti, metafore che ciascuno può riempire dei propri significati.
Un’altra bella sfida è sicuramente dare armonia alle diverse voci ed esperienze di ciascuno di noi, anche se lavorare verso un cambio di paradigma culturale condiviso rende tutto più semplice.
Accanto a questo main focus, prendo parte come Program Manager e coach anche alla progettazione e delivery di alcuni progetti in ambito organizzativo, soprattutto nell’area socio-sanitaria.

Quanto il tuo lavoro pregna anche la tua vita?

Perché, c’è differenza?! Scherzi a parte, portare l’Intelligenza Emotiva nella propria vita significa portarla in ogni ambito e, viceversa, lavorare come membro del team italiano del più grande network internazionale di IE è un privilegio, ma anche una grande responsabilità: quella di allenarsi ogni giorno ad essere, come ci dicono con stupore alcuni partecipanti ai nostri percorsi, le stesse persone sia in aula che fuori. Faticoso? Entusiasmante? Sì, come allenarsi e prepararsi continuamente per gare sempre più importanti.

Quali sono le tre cose di cui vai più fiera dal punto di vista professionale?

Bellissima domanda! Probabilmente è la prima volta che me lo chiedo… Beh la prima è sicuramente il fatto di avere sempre fame: di conoscere, studiare, approfondire, sperimentare quello che più “mi chiama”. La seconda, di aver avuto il coraggio di cambiare ogni volta che le mie emozioni mi hanno lanciato messaggi in tal senso, anche quando ancora non le sapevo codificare con la consapevolezza di oggi. E la terza… la terza è una cosa di cui sono onorata: essere di supporto alle persone, essere uno “strumento” per evocare in loro nuove consapevolezze, allenare muscoli socio-emotivi non pienamente sfruttati, passare loro matite e pennelli affinché traccino le loro strade.

Il tuo messaggio alle aziende e ai manager in ascolto?

Come dicevo poc’anzi, quando sono partita per questo viaggio ancora non sapevo che sarei arrivata alla costruzione del mio obiettivo nobile, il mio personale senso di scopo che si irradia verso tutti coloro che incontro ogni giorno. Se anche voi siete alla ricerca del vostro purpose e/o di come farlo parlare con il purpose aziendale, fate tappa in EQ Biz: vi metteremo a disposizione una ricchissima cassetta degli attrezzi per costruirlo e farlo fiorire. E un grande grazie a chi si è già rivolto a noi con fiducia e che mi ha rivolto queste domande, permettendomi di raccontarvi così qualcosa in più, di noi e di me.

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