di Matteo Perchiazzi, Active Member EQ Biz
Il mentoring è una pratica tanto antica quanto affascinante, che affonda le sue radici nella storia e nella pedagogia. Il termine stesso deriva da”Mentore”, il precettore di Telemaco, figlio di Ulisse, incaricato di guidarlo e prepararlo alla successione. Questa figura rappresenta ancora oggi l’essenza del mentoring moderno: una guida, un punto di riferimento, qualcuno che aiuta a riflettere sull’esperienza e a navigare i momenti di transizione.
Sebbene il mentoring sia spesso considerato una metodologia spontanea e informale, nel tempo si è strutturato in modelli di competenza ben definiti. Nelle organizzazioni, nello sport e persino nelle istituzioni militari, il mentoring si è rivelato uno strumento potente per accompagnare le persone nello sviluppo personale e professionale.
Il Modello della Consistenza Comportamentale
Uno degli ambiti in cui il mentoring ha trovato particolare applicazione è lo sport. Qui, l’approccio si è evoluto in un modello che allena la cosiddetta “consistenza comportamentale”, basata su tre cicli fondamentali: il ciclo riflessivo, il ciclo responsabile e il ciclo reattivo. Questi tre momenti si sintetizzano nello statement: “Accetta, preparati e agisci”.
L’incontro con il modello di Intelligenza Emotiva di Six Seconds ha rappresentato un ulteriore passo avanti. Le competenze di self-awareness, self-management e self-direction si sono rivelate perfettamente integrabili con i tre cicli del modello della consistenza comportamentale. In particolare, l’intelligenza emotiva trova il suo spazio più naturale nel ciclo riflessivo, il momento dell’accettazione, ma può essere applicata anche nelle fasi successive per rafforzare la preparazione e l’azione.
L’obiettivo ora è quello di rendere questi due modelli reciprocamente compatibili, creando strumenti di allenamento profondi ed efficaci, capaci di generare trasformazioni significative nelle persone, nei professionisti e nelle organizzazioni.
Il Ruolo del Mentoring nella Crescita Personale
Il mentoring risponde a domande esistenziali fondamentali: “Chi sono? Chi voglio diventare? In cosa credo? Come posso avvicinarmi alla miglior versione di me stesso?”. La sua forza sta proprio nel fornire un punto di riferimento attraverso il role modeling: il mentore diventa un ponte tra il presente e il futuro, offrendo il proprio vissuto come esempio e guida.
Un aspetto interessante su cui si sta lavorando riguarda la relazione tra diversi stili di pensiero e i quadranti di Clutterbuck, un modello che descrive le diverse funzioni del mentore: guida, ascoltatore, allenatore e facilitatore. L’integrazione con il brain profile può fornire risposte più precise su come adattare il mentoring alle caratteristiche del mentee, ottimizzando l’intervento a seconda del profilo cognitivo e comportamentale di ciascuno.
Il Mentoring nello Sport: Un Acceleratore di Sviluppo
Lo sport, da sempre associato a benefici per la salute e il benessere psicofisico, si sta rivelando un potente acceleratore dello sviluppo del carattere e della consistenza comportamentale. Il modello dei tre cicli, nato per gli atleti, ha dimostrato un impatto significativo anche in altri ambiti della vita, dal lavoro alla scuola.
Per questo motivo, si sta sviluppando una linea di servizi focalizzati sul “Mentoring attraverso lo sport”, in collaborazione con Six Seconds. Attraverso l’esperienza sportiva, molte competenze possono essere allenate, ma il mentoring le amplifica e le rende più consapevoli. Un modello di intervento preciso permette di consolidare questi apprendimenti e trasferirli in altre sfere della vita.
Come suggerisce la citazione di B. Adams, “Let’s create good people then athletes”, che possiamo estendere a “Let’s create good people then leaders”, il vero obiettivo del mentoring non è solo formare atleti o professionisti di successo, ma persone consapevoli, centrate e capaci di portare valore a sé e agli altri.
Le neuroscienze ci dicono che chi è immerso in sistemi di credenze sani e positivi ha maggiori probabilità di successo e resilienza. Non si tratta più solo di “mettere le persone al centro”, ma di aiutare le persone a diventare centrate. Come sostiene anche Padre Natale Brescianini, questa è la chiave per costruire organizzazioni e comunità più forti e autentiche.
Performance Improvement

Declinare l’intelligenza emotiva per raggiungere obiettivi di team e aziendali attraverso l’individuazione dei talenti dei singoli e l’incremento delle capacità collaborative dei gruppi di lavoro.