Partiamo dal fatto che il processo di assunzione è un processo costoso. Sicuramente avere un buon recruiting è fondamentale, ma mantenere il valore del capitale umano in forza lo è maggiormente. Come sappiamo il capitale umano è la somma delle competenze e dei talenti in forze nelle aziende. Purtroppo, molte aziende non si rendono conto della perdita di human capital dopo l’assunzione dei dipendenti dovuta a diversi fattori gestionali e organizzativi. Coltivare i talenti è un’idea ancora relativamente nuova nonostante se ne parli da già di un decennio ormai…
L’inizio della gestione dei talenti può essere riferito all’era industriale che ha posto le basi per la gestione dei talenti con fabbriche e laboratori che avevano bisogno di personale qualificato. I responsabili della forza lavoro hanno selezionato gruppi di candidati per trovare i lavoratori più capaci per le diverse attività e alcuni eccellevano rispetto ad altri in alcune mansioni ed avevano una maggiore produttività e tenacia. Chiaramente i loro processi erano molto “basici” e lontani dai processi organizzativi come li intendiamo oggi. Con la Seconda Guerra Mondiale e così tanti lavoratori idonei che vengono spediti in guerra, gli Stati Uniti e altri paesi vengono colpiti da una crisi del capitale umano, spingendo le donne nella forza lavoro in numero sempre maggiore. Con questa ondata è arrivata una forza lavoro diversificata ed è aumentata la necessità di assumere candidati in grado di svolgere una serie di compiti sempre più complessi. Questa epoca ha dato origine ad alcune delle strutture organizzative che esistono ancora oggi, come processi di screening più accurati e una serie di tecniche di selezione dei candidati.
Sono passati molti anni finché qualcuno non ha iniziato ad usare la parola talenti nell’ambiente aziendale. La parola “gestione dei talenti” è stata coniata in un articolo del 1998 intitolato “The War for Talent”, scritto da Elizabeth G. Chambers, Mark Foulon, Helen Handfield-Jones, Steven M. Hankin e Edward G. Michaels III. Il punto cruciale dell’articolo afferma che i migliori talenti sono necessari per le organizzazioni che vogliono essere adattabili, risolute e di successo, ma che le aziende spesso si trovano incapaci di identificare e sviluppare i talenti. La risposta? Un processo di gestione dei talenti che ti aiuta ad attrarre e trattenere i dipendenti attraverso la creazione di proposte di valore chiave e lo sviluppo di un ambiente di lavoro attraente.
Oggi, i dipartimenti delle risorse umane delle aziende più evolute dedicano risorse specifiche alla gestione dei talenti. La maggior parte delle organizzazioni ha sviluppato processi attentamente semplificati per aiutarli ad assumere le persone giuste, formarli bene, mantenerle ingaggiate e garantire i loro benefici (retribuzione, promozioni, bonus, carriera). Molte aziende hanno sviluppato un sistema di gestione dei talenti per organizzare in modo strutturato l’identificazione e le azioni per lo sviluppo del talento.
Molte organizzazioni hanno iniziato campagne di acquisizione all’esterno, altre ancora hanno iniziato a selezionare le persone sul potenziale senza però aver strumenti totalmente efficaci per valutarlo.
Spesso i supervisori hanno svolto questo compito all’interno della performance appraisal, ma senza strumenti adeguati e spesso oggetto di bias di osservazione e di valutazione. Tuttavia, sempre più spesso le aziende riconoscono l’importanza di un sistema centralizzato e con un modello che dovrebbe permeare tutti i reparti di un’organizzazione per riuscire a trattenere e far crescere i talenti o identificare i cosiddetti “key people”. Una cosa è certa… siamo solo agli inizi!
Redazione EQ Biz
Performance Improvement
Declinare l’intelligenza emotiva per raggiungere obiettivi di team e aziendali attraverso l’individuazione dei talenti dei singoli e l’incremento delle capacità collaborative dei gruppi di lavoro.