Ti sei mai chiesto, quali sono i motivi che ci spingono a scegliere un certo tipo di ruolo all’interno di un’azienda? Perché optiamo per un percorso professionale piuttosto che per un altro? Necessità? Attitudine? Senso di responsabilità?

Desideriamo dedicare la nostra riflessione a tre categorie professionali che differiscono tra loro, tra le altre cose, per la posizione nei confronti dell’organizzazione: l’impiegato ovvero colui che lavora per l’azienda; il consulente, quindi colui che la supporta per l’esecuzione di determinati servizi, e l’imprenditore ovvero colui che ne detiene la proprietà e probabilmente anche la direzione.

Scegliere la propria professione è una decisione dettata da un insieme di variabili, tra cui il contesto economico-sociale in cui viviamo, le possibilità che questo ci offre, gli obiettivi che ci proponiamo di raggiugere, i quali derivano anche dalle nostre inclinazioni personali e da quanto ci percepiamo efficaci verso specifiche attività.

Parlando proprio di disposizioni o abilità personali, ci domandiamo se tra le persone che svolgono i ruoli di impiegato, consulente e imprenditore, ci siano o meno differenze a livello di capacità relazionali, empatiche o di gestione delle emozioni. Nel caso affermativo, ci chiediamo quanto si possa ricondurre la presenza o meno di queste capacità e quindi la presenza dell’intelligenza emotiva, alla scelta di svolgere una tipologia di lavoro subordinato o più imprenditoriale.

Per entrare nel vivo del confronto, abbiamo utilizzato le informazioni tratte dal database di Six Seconds, ente internazionale non profit che opera da diversi anni per sostenere e migliorare le competenze sociali ed emotive dei giovani e degli adulti, sia in ambito personale che professionale.
In particolare, abbiamo analizzato gli output del questionario Six Seconds Emotional Intelligence (SEI) proposto ai clienti dalla divisione italiana dell’organizzazione. Il SEI è lo strumento di misura sviluppato dal team di Six Seconds, sulla specificità del proprio modello teorico di intelligenza emotiva.

Modello Six Seconds di Intelligenza Emotiva

Il modello Six Seconds di intelligenza emotiva è formato da tre macroaree alimentate da otto competenze, disegnate in una struttura circolare che raffigura la dinamica di un processo che è in continuo movimento. Le tre macroaree sono: Self Awareness, Self Management e Self Direction.

Figura 01. Modello teorico Six Seconds di Intelligenza Emotiva

Self Awareness: è la dimensione relativa al “cosa” e riguarda la consapevolezza di ciò che si sta provando e di cosa si sta facendo. Essere consapevoli di sé significa conoscere i propri punti di forza, debolezza e cosa si desidera cambiare. Questa area comprende due sottodimensioni: Comprendere le emozioni e Riconoscere i sentieri emozionali.

Self Management: è la dimensione relativa al “come” agire, come gestire sé stessi e gli altri. È la competenza del fare ciò di cui si è convinti, dell’azione proattiva non dettata dall’impulso, ma dalla risposta intenzionale a ciò che ci accade. Questa area comprende quattro sottodimensioni: Utilizzare il pensiero sequenziale, Navigare le emozioni, Esercitare l’ottimismo, Trovare la motivazione intrinseca.

Self Direction: è la dimensione relativa al “perché” agire per uno scopo, è il dare sé stessi per cambiare direzione ed il perché coinvolgere altre persone. È l’area della messa in atto della propria visione e dei propri obiettivi per agirli con coerenza. La self direction è composta da due sottodimensioni: Far crescere l’empatia e Perseguire obiettivi eccellenti.

Analisi dei dati e Risultati

Discriminando per i tre ruoli professionali di impiegato, consulente e imprenditore, abbiamo condotto un’analisi di varianza (ANOVA) su un campione di 5.690 persone di età compresa tra i 18 ed i 76 anni, delimitando come arco temporale gennaio 2018 – dicembre 2020.

Ecco qui di seguito il quadro che emerge relativamente alla competenza dell’intelligenza emotiva generale del target osservato.

Figura 02. Punteggio medio di Intelligenza Emotiva Totale suddiviso per ruoli professionali.

L’analisi ed i confronti a coppie eseguiti sul campione, rilevano una differenza statisticamente significativa tra il gruppo degli impiegati da una parte ed il gruppo dei consulenti e degli imprenditori dall’altra. Ciò significa che dal punto di vista statistico la differenza riscontrata nell’intelligenza emotiva totale tra impiegati e consulenti, e tra impiegati e imprenditori non è dovuta alla composizione casuale del campione, ma è un dato reale attestante che la media dell’IE totale degli impiegati è più bassa rispetto agli altri due gruppi di professioni. Non emergono invece differenze di rilievo statistico tra imprenditori e consulenti nel punteggio di IE totale.

Anche relativamente alle singole dimensioni che compongono il modello dell’IE di Six Seconds, abbiamo osservato che confrontando le medie dei tre gruppi, gli impiegati risultano avere i punteggi più bassi statisticamente significativi nella maggior parte delle competenze, rispetto ai consulenti e agli imprenditori. Ci riferiamo in particolar modo alla media (M) delle dimensioni:

Comprendere le Emozioni (M Consulenti 96,61, Imprenditori 96,48, Impiegati 94,49),
Utilizzare il pensiero sequenziale (M Consulenti 100,98, Imprenditori 100,62, Impiegati 95,35), Navigare le emozioni (M Consulenti 98,87, Imprenditori 98,93, Impiegati 96,33),
Ottimismo (M Consulenti 100,24, Imprenditori 100,34, Impiegati 95,85) e
Perseguire Obiettivi Nobili (M Consulenti 98,67, Imprenditori 98,97, Impiegati 96,18).

Rispetto al Riconoscere i Sentieri Emozionali, sembra avere rilievo statistico solo la differenza tra impiegati e consulenti e non quella tra impiegati e imprenditori (M Consulenti 99,94, Imprenditori 98,61, Impiegati 97,18); la stessa osservazione vale anche per la Motivazione Intrinseca (M Consulenti 101,49, Imprenditori 100,90 e Impiegati 99,46).

È interessante osservare che relativamente all’Empatia invece, sono gli imprenditori ad avere la media del punteggio più bassa rispetto agli altri due gruppi (M Consulenti 99,30, Imprenditori 95,85, Impiegati 98,76). Questa differenza risulta avere una significatività statistica vale a dire che, in questo caso, gli impiegati ed i consulenti sarebbero maggiormente inclini a relazionarsi in modo empatico rispetto agli imprenditori.

Una volta ottenuti questi risultati, ci siamo chiesti se l’esito sarebbe stato lo stesso dividendo il campione oltre che nei tre ruoli professionali, anche in base alla variabile Performance. Questa variabile nel modello Six Seconds indica il successo, inteso come equilibrio bilanciato di quattro fattori specifici: benessere soggettivo e psicologico, efficacia nel raggiungimento di risultati, relazioni interpersonali e qualità di vita.

Abbiamo proceduto quindi a suddividere la distribuzione in base al range dei valori minimo e massimo di ciascun quartile della variabile Performance, eseguito nuovamente il test Anova ed i confronti tra gruppi. Presentiamo qui di seguito il quadro che emerge relativamente alla competenza di intelligenza emotiva totale di questa seconda serie di elaborazioni.

Figura 03. Punteggio medio di Intelligenza Emotiva Totale suddiviso per ruoli professionali e performance.

Figura 04. Suddivisione del campione in classi in base alla variabile Performance.

Osservando i dati di IE totale (vedi Figura 03) e i dati relativi a ciascuna competenza, abbiamo riscontrato che i risultati già emersi nell’analisi precedente e poco sopra esplicitati, non subiscono variazioni importanti. Tuttavia, questa elaborazione aggiuntiva rende visibile una ulteriore informazione. Considerando i valori dell’intelligenza emotiva a seconda dei diversi quartili (riferiti al dato di performance), risulta evidente un aumento consistente del gap tra il primo ed il quarto quartile. Le medie dei punteggi di IE variano infatti da 92 a 106 per i consulenti, da 90,2 a 106 per gli imprenditori e da 89,4 a 104 per gli impiegati. Questo dato dimostra quanto l’essere emotivamente intelligenti sia una competenza che sicuramente ha a che fare con la buona performance, intesa questa come indicazione generale su quanto la persona si considera serena, affermata, realizzata e in armonico equilibrio verso sé stessa e l’ambiente che la circonda.

Osservazioni e implicazioni

Alla luce dei dati che emergono dalla nostra ricerca, in risposta alla domanda se tra le persone che svolgono determinati ruoli professionali ci siano o meno differenze a livello di intelligenza emotiva, possiamo ragionevolmente affermare che esiste una differenza nella capacità di essere emotivamente intelligenti tra i tre gruppi professionali esaminati. Dai dati emerge che i profili del consulente e dell’imprenditore sono simili e che le differenze tra le loro medie sono casuali, prive di rilevanza statistica, mentre il pattern dell’impiegato risulta avere un punteggio medio più basso; questa differenza riscontrata rispetto agli altri due gruppi ha significatività statistica – ad eccezione per la competenza dell’Empatia in caso di alta performance.

Anche in risposta alla domanda su quanto questa differenza tra i profili possa influire sulla scelta del tipo di rapporto di lavoro indipendente o subordinato, i dati analizzati ci suggeriscono che l’intelligenza emotiva svolge tra le altre cose anche un ruolo nel predire determinati comportamenti. Nella fattispecie, questa potrebbe costituire uno dei fattori che determinano la propensione per ruoli di maggiore/minore leadership aziendale e l’intenzionalità ad intraprendere sviluppi e percorsi imprenditoriali. Se pensiamo al consulente organizzativo come ad un imprenditore di sé stesso e come figura che gode di maggiore indipendenza rispetto all’impiegato nello svolgimento della sua attività, possiamo forse giustificare la vicinanza dei profili dei consulenti e degli imprenditori e la loro differenza rispetto a quello degli impiegati, i quali hanno con il proprio datore di lavoro un rapporto di maggiore subordinazione. Anche la letteratura scientifica su questo tema ci conferma che effettivamente la capacità di regolare le emozioni, di saperle correttamente utilizzare e di sapersi relazionare con gli altri sono competenze strettamente correlate al senso di autoefficacia, che a sua volta è positivamente legato a comportamenti e intenzioni di tipo imprenditoriale.

Ti è mai capitato di fare queste riflessioni rispetto al ruolo che ricopri? Quanto ti senti efficace nel tuo lavoro?

Ti piacerebbe conoscere e allenare quelle qualità che ti permettono di esplorare il tuo ambiente, il tuo mondo interiore, imparare a decodificare i messaggi delle emozioni e a riconoscere con consapevolezza ciò in cui ti esprimi al meglio?

Deborah Giovannoni, Redazione EQ Biz

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