Una mia cara amica qualche tempo fa mi ha sottoposto una domanda “potente”… d’altra parte sto parlando di una bravissima Coach, quindi ci sta. La domanda era:

“ma secondo te la GENTILEZZA è un’emozione?”

Confesso che la mia Intelligenza Emotiva, soprattutto la parte legata al “Comprendere le emozioni” si è attivata immediatamente per cercare all’interno del file “EMOZIONI” la presenza di tale nome.

Purtroppo non c’era… e allora ho pensato che forse dovevo cercare su Google. Poi mi sono fermato e, navigando quella sensazione che ho riconosciuto essere “disagio” per non avere la risposta pronta e giusta, mi sono detto: “ecco Mirco, sei in un tuo schema” o pattern, come amiamo chiamarlo da queste parti.

Ed è in quel momento che ho sentito che la parola “schema” aveva molto a che fare con il concetto di gentilezza. Ed eccomi qua, motivato da quello spirito intrinseco, tipico del bimbo che ha scoperto che in fondo Babbo Natale esiste, vi spiego la gentilezza secondo me.

Credo che essere gentili sia uno stato dell’animo umano, qualcosa di intrinseco ma che se non coltivato, può essere sovrastato da altro, egoismo, superficialità, indifferenza, giudizio.

La gentilezza è uno schema, un pattern, un sentiero neurale che il nostro cervello crea quando i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri comportamenti si allineano con il nostro cuore.

E visto che parliamo di cuore ecco che le emozioni entrano in gioco: per essere gentili serve coraggio di sentire l’altro da me come un dono di cui essere grati, ascoltare la paura che ci sovrasta quando siamo di fronte alla diversità, al dolore, al cinismo altrui. E’ in questi momenti che serve navigare le nostre emozioni e chiederci cosa sia veramente importante per noi, in cosa possiamo davvero fare la differenza per noi, per chi ci osserva e per le generazioni future.

Parlo di un vero e proprio lascito pieno di gentilezza e forza.

Essere gentili significa essere forti, consapevoli di noi stessi, di come funzioniamo e ci sentiamo e di cosa facciamo ma soprattutto dell’effetto che desideriamo ottenere.

Ecco che allora la gentilezza diventa appunto uno schema appreso che diventa abitudine e poi identità.

Gli studi sull’apprendimento ci dicono che per consolidare un nuovo comportamento servono emozioni piacevoli, curiosità e continuità nel praticare determinati comportamenti.

Quindi cosa fare per creare il pattern della gentilezza:

  1. PENSIERI GENTILI: poniamo attenzione alla qualità dei nostri pensieri e, laddove possibile, trasformiamo pensieri negativi in pensieri positivi e soprattutto sospendiamo il giudizio (perché sta facendo questo?, di cosa ha bisogno?, come posso essere di aiuto?)
  2. PAROLE GENTILI: facciamo una lista di parole “gentili”, che contengano al loro interno la gentilezza (ascolto, attenzione, cura, compassione, entusiasmo)
  3. COMPORTAMENTI GENTILI: traduciamo quelle parole in comportamenti quotidiani  (lasciare il posto in metropolitana ad una persona anziana, lasciare un caffè pagato per chi non può permetterselo, fermarsi ad ascoltare qualcuno che ci rivolge la parola, prendersi il tempo per una colazione consapevole)

Ogni giorno che investiamo a coltivare la gentilezza ci regalerà emozioni piacevoli come compassione, gioia, soddisfazione, connessione, gratificazione. Insomma, produrrà in noi benessere emotivo.

Ogni volta che agiamo un comportamento gentile saremo curiosi di osservare gli effetti su noi stessi e sugli altri e, perché no, cercare nuove opzioni per coltivare questa fantastica abitudine.

Ogni comportamento, se agito con continuità, diventerà presto un’abitudine, abiterà in nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore… insomma, saremo gentili e questo caratterizzerà la nostra identità.

Manca qualcosa?… beh, sicuramente allenare l’empatia, ovvero la capacità di riconoscere cosa prova l’altro da me e rispondere a quell’emozione in maniera adeguata, contribuisce a scegliere il comportamento gentile di cui l’altra persona ha più bisogno.

Ecco, forse avrei potuto dire altro su cosa sia per me la gentilezza ma vi saluto con una sfida: non credetemi sulla parola; smentitemi dopo avere praticato gentilezza come se non ci fosse un domani.

Aspetto di sentire i vostri feedback e nel frattempo vi abbraccio virtualmente e se posso essere utile in qualche modo, sarà un piacere farlo.

Buona gentilezza a tutti noi.

Mirco Soprani, Active Member EQ Biz

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