Il lavoro tradizionalmente inteso è stato considerato per anni come una componente essenziale della nostra vita, constatando che esso non forniva solamente una forma di sostegno economico ma anche una dignità sociale e un senso di appartenenza. Il luogo di lavoro innescava una presa di coscienza per molti lavoratori e lavoratrici creando un senso di comunità vero e proprio.  La frammentazione e l’insicurezza sociale che stiamo tuttavia vivendo oggi ha messo in discussione questa ricchezza, instaurando una netta rottura tra benessere individuale e lavorativo. Ancor più, la pandemia COVID-19 ha cambiato la natura del lavoro e il rapporto che molti lavoratori e molte lavoratrici hanno con il lavoro. Il legame tra quest’ultimo e il nostro benessere è diventato sempre più evidente.

Questo momento storico ha innescato una consapevolezza da parte delle persone tale per cui molt* di loro non ritengono più che sacrificare la propria salute e la propria individualità per il lavoro sia ancora accettabile. Le dimissioni di massa, soprattutto da parte di numeros* giovani, ne sono un esempio emblematico. Difatti, le esigenze lavorative e personali contrastanti hanno avuto un impatto particolarmente negativo sulla salute e sul benessere dei lavoratori e delle lavoratrici di tutto il mondo. Allo stesso tempo però, la pandemia ha offerto l’opportunità di ripensare il nostro modo di lavorare, fornendoci finalmente la possibilità e il potere di rendere gli ambienti di lavoro sostenitori di un senso di connessione importante, dando la giusta sensazione di sostegno sociale.

Secondo i driver della performance del modello Vital Signs, questo è possibile: la parola chiave è connessione. All’interno del luogo di lavoro, difatti, fare teamwork non significa semplicemente stare insieme. Essere un team è ben altro: un team non solo deve avere la precondizione di percepire una sfida comune e di affrontarla in maniera lineare e coerente ma soprattutto ha bisogno di acquisire un senso di appartenenza che permetta alle persone di parlare di un “Noi”. Attraverso un vocabolario comune, le dinamiche emotive all’interno di un team diventano promotrici di benessere collettivo e un fondamentale acceleratore per le performance. Tuttavia, il senso di appartenenza non è un qualcosa che puoi spiegare razionalmente ma è una sensazione, una componente che si percepisce: è perciò chiaro che il punto cruciale sia quello di far acquisire questa consapevolezza e creare una cultura all’interno del team che permetta la condivisione di emozioni al pari dei concetti razionali creando una condizione di inclusione e di appartenenza.

Le organizzazioni e, in particolare, i leader hanno il potere di offrire questa opportunità.

Rivitalizzare i nostri luoghi di lavoro per sostenere la connessione e di conseguenza il benessere individuale e collettivo è il modo in cui possiamo trasformare un momento di crisi in un momento di progresso. Data la quantità di tempo che le persone trascorrono lavorando, le relazioni e i legami che si instaurano hanno un impatto notevole: avere un sostegno sociale, ovvero relazioni e reti che creano questo senso di connessione promuove una sensazione che ha il potere di migliorare la salute e il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici, la prosperità delle organizzazioni e la capacità di creare una comunità sana.

Per farlo, i leader dovranno ripensare al modo in cui creare relazioni solide e durature, promuovere un senso di connessione tra collegh* e dimostrare loro quanto contano, dando spazio alla loro vita al di fuori del lavoro e sostenendo la loro crescita professionale a lungo termine. Non sarà facile. Ma ne varrà sicuramente la pena.

Vito Aliperta, Redazione EQ Biz

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