“Being smarter with emotions in a smart world”

La pandemia ha fatto emergere con estrema veemenza la necessità da parte delle persone di maggiore flessibilità e autonomia sul luogo di lavoro. Non il contrario, come diversi leader pensavano: nei contesti lavorativi, spesso le leadership continuano a promuovere un ritorno al lavoro in presenza per incentivare l’affiatamento. Tuttavia, soprattutto le nuove generazioni, non si sentono linea con tale affermazione.

Innanzitutto, l’idea che l’apprendimento sia più efficace se avviene esclusivamente di persona è palesemente falsa. Coniugare momenti di condivisione di persona alla possibilità di gestire in piena autonomia il proprio lavoro offre opportunità di crescita maggiormente significative. Anche la cultura organizzativa non ha necessariamente bisogno della presenza fisica: la cultura riguarda il modo in cui lavoriamo insieme, il modo in cui ci si aspetta che ci comportiamo gli uni con gli altri, gli obiettivi che perseguiamo collettivamente. Per farlo, occorre una visione comune che valorizzi ruoli, talenti e individualità senza obbligatoriamente la presenza fisica: è il coinvolgimento che crea la cultura organizzativa non il luogo. Per fare rete e creare connessioni stabili e durature non abbiamo bisogno solo ed esclusivamente di interazioni di persona: il networking e il consolidamento di relazioni organizzative necessita la valorizzazione dei propri singoli, unendo le competenze di ognuno in maniera empatica, indipendentemente da dove questo si svolge.

Detto questo, Six Seconds non esclude affatto le opportunità che derivano dal contatto tra le persone. Anzi, le amplia dandone una nuova visione in funzione delle esigenze individuali. Difatti, la collaborazione organizzativa ha bisogno che questa sia volontaria, strategica e soprattutto intenzionale. Ma soprattutto è fondamentale dare la possibilità di essere se stessi all’interno di un contesto aperto, che condivida una visione comune ma che lasci spazio alle diverse soggettività: essere smart significa seguire le proprie emozioni nel tentativo di conciliare varie esigenze, progetti e prospettive individuali dando voce e credibilità alle proprie idee. E per lasciar questo spazio a lavoratori e lavoratrici occorre un’unica componente vitale: la Fiducia.

Ma quali sono le implicazioni della Fiducia in ambito organizzativo?

L’ultimo Vitality Report di Six Seconds ha misurato, con assessment validati a livello internazionale, che la Fiducia predice quasi il 75% di tutti gli outcome di performance di un team, sia a livello di risultati raggiunti che, soprattutto, di benessere. Di conseguenza, per lavorare bene insieme, indipendentemente da dove e quando questo avviene, la Fiducia è un ingrediente essenziale, così come è un elemento imprescindibile per una Leadership solida. Nell’ottica di comprendere e accogliere le varie sfaccettature delle emozioni di ognun*, la Fiducia porta con sé un messaggio di accoglienza e di apertura, mi avvicina all’altro portandomi a riflettere su cosa o chi accolgo.

Quindi, in un contesto in cui le nuove generazioni vivono l’esperienza quotidiana in maniera più che mai “smart”, compreso il contesto lavorativo, costruire relazioni basate sulla Fiducia diviene un chiaro punto di partenza in cui vivere al meglio una collaborazione sana e costruttiva. Tuttavia, la Fiducia non è mai acquisita una volta per tutte, è un driver di benessere che ha bisogno di un presidio costante attraverso 3 pilastri:

Cura

mediante la quale l’obiettivo in gioco è quello di far crescere l’empatia come spazio terzo in cui accogliere il valore e le emozioni di ciascun*;

Coerenza

nonché il tentativo di trovare il giusto equilibrio al fine di soddisfare le aspettative delle parti coinvolte;

Trasparenza

ovvero l’autenticità nel sentire e nel manifestare le proprie sensazioni.

In definitiva, la Fiducia si tratta di un collante fondamentale delle relazioni affinché ognun* di noi possa sentirsi libero di vivere ed esprimere i nostri bisogni attraverso la reciproca comprensione delle emozioni in gioco. In un mondo che richiede sempre più flessibilità, comprendere e rispondere alle varie esigenze individuali permette di tenere in piedi i nostri obiettivi personali e quelli lavorativi. Un contesto organizzativo che riesce a co-creare questa dimensione di Fiducia ci dà la possibilità di sentirci coinvolti in un ambiente sicuro, in cui ciascun* può vivere le proprie esperienze in maniera trasparente, aggiungendo valore al contesto organizzativo senza la frustrazione o il rimpianto di aver lasciato qualcosa per strada. In questo senso, la Fiducia è uno spazio aperto, accogliente, fortemente relazionale che ci permette di portare noi stessi e le varie sfaccettature emotive che ci caratterizzano. Questo è un forte predittore di engagement, soprattutto per le nuove generazioni: essere smart non è più un problema se si co-costruisce una posizione in cui le parti in causa siano convinti che tutti facciano la cosa giusta.

Vito Aliperta, Redazione EQ Biz

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